Una serata al Garghet: quando la cena diventa un'esperienza natalizia
C'è qualcosa di speciale nel varcare la soglia di un ristorante e sentire immediatamente che non si tratta di una semplice cena fuori. È quello che ci è successo ieri sera al Garghet, dove la cucina milanese e l'atmosfera natalizia si sono unite per regalarci una serata davvero piacevole.
Oltre la soglia: un mondo a parte
La prima cosa che colpisce, ancora prima di sedersi al tavolo, è l'atmosfera. Gli addobbi natalizi non sono un semplice dettaglio decorativo buttato lì per seguire la tradizione: c'è uno studio, una cura, un'attenzione che trasforma completamente gli spazi. Molte decorazioni arrivano da New York e da altri angoli del mondo, scelte con quell'occhio attento che fa la differenza. Luci soffuse che si intrecciano tra i rami, tovaglie tartan che richiamano le atmosfere britanniche, paralumi di stoffa, il camino acceso, candele che tremolano sui tavoli: ogni elemento contribuisce a creare quel senso di calore che ti fa dimenticare il freddo milanese di dicembre appena lasciato fuori dalla porta.
Non è un caso che Emanuela Cipolla, la proprietaria, ami definire il locale "la terra di mezzo": qui natura, fiaba e immaginazione si fondono davvero. Passeggiando tra le oltre dieci sale e gli spazi che compongono il ristorante, arredati secondo lo stile delle campagne inglesi e della Francia bohémienne, si capisce cosa intendesse quando disse di essersi innamorata subito di questo posto perché "aveva già un'anima". C'è qualcosa di magico, un'atmosfera sospesa tra realtà e fiaba che rende speciale anche il semplice gesto di aspettare che arrivi il primo piatto. E questo, a quanto pare, è uno dei segreti che attira molti milanesi proprio durante le feste: non si viene solo per mangiare, si viene per vivere qualche ora in un ambiente diverso dal solito, un caldo abbraccio in cui rifugiarsi lontano dalla frenesia della città.
La cucina: tradizione che si assaggia
Eravamo in tre ieri sera, e come spesso accade quando si è in buona compagnia davanti a un menù interessante, abbiamo deciso di condividere e assaggiare. L'antipasto è stato una scelta quasi obbligata: i mondeghili, quelle polpette della tradizione milanese che ogni famiglia prepara con piccole variazioni sulla ricetta base. Qui le fanno come si deve, con quel sapore che ti riporta alle cucine delle nonne, quelle dove il cibo aveva sempre un gusto più autentico.
Poi è arrivato il momento delle scelte individuali, e qui il menù del Garghet ti mette di fronte a un dilemma piacevole. Io ho optato per un classico dei classici: ossobuco con risotto giallo alla milanese. Un piatto che può sembrare semplice sulla carta, ma che richiede tempo, pazienza e una buona conoscenza della materia prima. L'ossobuco era cotto a puntino, morbido ma non sfatto, e il risotto aveva quella consistenza cremosa che solo il midollo e una mantecatura fatta bene sanno dare. Il giallo dello zafferano brillava nel piatto, promettendo (e mantenendo) quel sapore delicato ma deciso che caratterizza questo piatto.
I miei compagni di tavola hanno scelto la via delle cotolette, e qui entra in gioco uno dei piatti più caratteristici del Garghet. Ne propongono due versioni, entrambe interessanti e con storie diverse. La prima è la Cotoletta del Garghet, quella che segue la ricetta della mamma di Emanuela: di lombo di maiale, ben battuta per diventare più ampia (la chiamano "orecchia d'elefante"), con la doppia impanatura. È un piatto che nasce nel dopoguerra, quando per usare meno carne la si batteva per renderla più grande e il vitello era sostituito dal maiale. È un approccio nato dall'intelligenza delle massaie di una volta che sapevano far fruttare ogni ingrediente, e che oggi racconta un pezzo di storia della cucina milanese.
La seconda è la Costoletta alla Milanese nella sua versione più ortodossa: rigorosamente di vitello con osso ben sgrassato, con lo spessore pari all'osso, panata con il burro. Questa va prenotata prima, perché al Garghet scelgono solo parti intere di vitello e le lavorano con cura per garantire uno spessore regolare. La freschezza della materia prima è uno dei valori trainanti della loro cucina, insieme al rispetto della tradizione.
Un consiglio spassionato: quando ordinate le cotolette, considerate che le porzioni sono davvero generose. Non è falsa modestia da ristoratore, sono effettivamente abbondanti. Se non avete una fame da lupo, potrebbe valere la pena condividere o limitarsi con gli antipasti.
Per concludere la serata, abbiamo assaggiato la crema di mascarpone, un dolce natalizio della tradizione che chiude il pasto con quella dolcezza giusta, senza appesantire. È il tipo di dessert che completa l'esperienza senza rubare la scena ai piatti principali, lasciando in bocca un ricordo piacevole della serata.
Un menù che racconta storie
Guardando il menù mentre aspettavamo i piatti - presentato in bella scrittura a mano, con i piatti raccontati in dialetto milanese su quaderni a quadretti che richiamano l'infanzia - abbiamo notato quanto sia ricco di proposte della tradizione lombarda. La brigata, coadiuvata con maestria dall'executive chef Luca Mauri, propone i nervit, diversi risotti, il rognone per chi ama le frattaglie preparate bene, la casseuola, la buseca (la trippa milanese), il brasato. Sono piatti che oggi si trovano sempre meno nei ristoranti, sostituiti da cucine più moderne o internazionali. Qui invece resistono, e questa resistenza non è nostalgia fine a se stessa, ma la volontà di tramandare sapori che altrimenti rischierebbero di perdersi.
C'è anche attenzione per chi non mangia carne, con diverse proposte vegetariane a base di verdure di stagione: dal flan di verdure alle polpette di quinoa, dalla crema di zucca ad altre preparazioni che dimostrano come anche una cucina tradizionalmente legata alla carne possa offrire alternative interessanti. C'è pure un'attenzione particolare per chi ha intolleranze alimentari e per i celiaci. Un dettaglio non da poco, che dimostra come tradizione e attenzione alle esigenze contemporanee possano convivere senza problemi.
L'importanza di pianificare
Se questa descrizione vi ha incuriosito e state pensando di organizzare una serata al Garghet, tenete presente un paio di cose pratiche ma importanti. Le prenotazioni vanno fatte con un buon anticipo, specialmente in questo periodo dell'anno quando gli addobbi natalizi rendono il locale ancora più richiesto. Il servizio è organizzato su due turni, quindi quando prenotate vi verrà indicato l'orario disponibile. Potete verificare la disponibilità direttamente sul loro sito, il che rende tutto più semplice.
Se volete la cotoletta alla milanese tradizionale, quella di vitello, segnatevelo e prenotatela quando chiamate. Non sempre è disponibile perché al Garghet danno priorità alla freschezza della materia prima, e questo è un approccio che va rispettato. Una volta prenotata, ricordatevi che va consumata: è un impegno reciproco tra ristorante e cliente.
Il parcheggio, buona notizia, non è un problema. In una città come Milano, dove trovare posto per l'auto può diventare un'impresa, è un dettaglio tutt'altro che secondario.
Più di una semplice cena
Ripensando alla serata mentre tornavamo a casa, ci siamo resi conto che il Garghet offre qualcosa che va oltre la somma delle sue parti. La cucina è buona, questo è chiaro. L'atmosfera è particolare, soprattutto durante le feste. Ma è l'insieme che crea l'esperienza: il senso di essere in un posto dove qualcuno ha davvero pensato a come far stare bene le persone, non solo a nutrirle.
È il tipo di locale che viene voglia di suggerire agli amici quando ti chiedono un consiglio per una serata speciale, quando cercano qualcosa di diverso dal solito ristorante alla moda o dalla trattoria di quartiere. È perfetto per chi vuole immergersi nello spirito natalizio senza la frenesia dei mercatini e delle vie del centro affollate di turisti, ma anche per chi semplicemente vuole assaggiare una cucina milanese preparata come si deve, in un ambiente che ha un'anima.
Non è il posto dove vai di corsa tra un impegno e l'altro. È il posto dove dedichi una serata, dove ti prendi il tempo di assaporare, chiacchierare, lasciarti avvolgere dall'atmosfera. E in fondo, non è questo che dovrebbe essere una cena fuori? Un momento per staccare dalla routine, per godersi la compagnia e il cibo buono, per sentirsi un po' coccolati.
Il Garghet lo fa bene, specialmente in questo periodo dell'anno. Vale la pena considerarlo per la vostra prossima serata speciale.
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